Per la monetizzazione delle App, Free(mium) vince!

Secondo uno studio effettuato da App Annie, il modo preferito dagli sviluppatori di app per monetizzare le loro app è il modello “Freemium”, ossia la modalità in cui viene scaricata gratuitamente la App dagli utenti che poi pagano per funzioni speciali (avete presente Candy Crush…gratuito ma se vuoi superare i livelli più facilmente…acquisti caramelle). L’altra modalità utilizzata è quella di inserire Ads (pubblicità) nelle app anche se solo i 42% degli sviluppatori ha dichiarato di utilizzarli nelle loro app.

appannie1

Il terzo metodo più popolare è quello delle app a pagamento. Per esempio WhatsApp può essere considerato sia freemium (gratis il primo anno) o a pagamento (iscrizione annuale). Un esempio simile può essere la app per Ipad di molte testate giornalistiche…le app sono free ma per poter leggere le edizioni dei quotidiani devi abbonarti, o devi acquistare ogni singola uscita. In molte di queste ci sono anche ads in-app.

Come dicevamo il modello freemium va per la maggiore, inizialmente utilizzato soprattuto nei giochi, si sta ora spostando anche ad altre categorie. Nel grafico qui di seguito vediamo il modello Paidmium che sta ad indicare le App a pagamento che hanno anche all’interno dell’App stesso possibilità di acquistare.

appannie2

Il grafico seguente ci mostra che generalmente il 20% di utenti mensili effettua degli acquisti all’interno delle App.
Il modello Freemium è il più popolare anche se in realta è un modello di monetizzazione non troppo efficiente in quanto solo una minoranza di utenti comprano abitualmente all’interno delle App.
Da questo ne consegue che la maggior parte delle App freemium non monetizzano a meno che non siano integrate con gli Ads.

appannie4

Secondo questo rapporto gli Stati Uniti sono e saranno il leader di mercato per la monetizzazione delle app e per la pubblicità. Si stima che entro il 2017 gli introiti pubblicitari delle app supereranno quelli della pubblicità online su desktop.

Voi che ne pensate?

 

Comments

comments

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *